Dare forma all'attaccamento e all'ambivalenza della maternità

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Mar 07, 2023

Dare forma all'attaccamento e all'ambivalenza della maternità

While Julia Phillips’s visual language remains informed by functional tools and

Mentre il linguaggio visivo di Julia Phillips rimane informato da strumenti funzionali e calchi di corpi in ceramica che fungono da metafore per esperienze sociali e psicologiche, la recente maternità ha complicato e ampliato il suo arsenale visivo ed emotivo. La sua mostra "Me, Ourself & You" è ora in mostra alla Matthew Marks Gallery di New York fino al 29 ottobre. Di seguito, l'artista di origine tedesca, residente a Chicago, discute il suo lavoro recente nel contesto dell'arco più lungo della sua pratica.

IL MIO LAVORO SPESSO INIZIA con un titolo che descrive allo stesso tempo una relazione, un ruolo, una persona, una funzione. La mia prima lingua è il tedesco e la mia distanza dal vocabolario inglese mi permette di pensare ai titoli in termini astratti e visivi. Penso alle relazioni e al modo in cui si traducono in metafore meccaniche e corporee. Sono particolarmente interessato alle relazioni che esistono a livello intimo, interpersonale e si traducono in un livello strutturale e politico.

L’attenzione nel mio lavoro si è spostata dai meccanismi delle relazioni oppressive alle relazioni che consentono dinamiche di potere orizzontali, con un potenziale di riconciliazione. Negli ultimi due anni ho osservato più da vicino le relazioni con il sé e quelli che chiamo "organi immaginari", come l'anima o lo spirito. Vedo questa indagine come parte dello sviluppo del desiderio di diventare madre.

Durante i mesi in cui ho provato a concepire, ho avuto una sorta di crisi artistica, una crisi letterale della creazione. L'unica espressione creativa che ho avuto è stata la serie "Conception Drawing" (2020-21), guidata da quella che chiamo la mia ansia da concepimento. Il processo è stato influenzato anche dalle esperienze passate, un intero spettro dagli aborti alle gravidanze ectopiche agli aborti spontanei. Queste esperienze mediche mi hanno reso più consapevole delle mie viscere fisiche e immaginarie. Cosa sai veramente dell'interno del tuo corpo? Questa ricerca infinita è rappresentata dal punto interrogativo dopo il titolo di ogni disegno. Sono entrata nella serie volendo articolare la separazione tra la persona incinta e l'embrione o feto. Cercavo di disegnare confini, ma anche recinti e passaggi, curve che potrebbero essere l'interno del corpo o lo spazio negativo.

Per questo spettacolo ho immaginato di prendermi una pausa dai gessi perché sono fisicamente faticosi. Ma c’era l’urgenza di realizzare Nourisher, 2022. Stavo elaborando cosa significa provare stress, tumulto interiore e tristezza durante l’allattamento. La scultura è costituita da un volto e da un calco del seno, con il volto rivolto verso il bambino immaginato, un momento che trovo così meravigliosamente intimo tra madre e figlio. Gli occhi del viso sono fori trafitti che mostrano i residui di argilla bagnata che si fanno strada all'interno e all'esterno degli occhi, simbolo dello sguardo che va in entrambe le direzioni, dal bambino alla madre e ritorno. I tubi medici escono dalla bocca e dai capezzoli della figura e si accumulano sul terreno. È una metafora della condivisione delle risorse, l'assunzione del nutrimento diventa il nutrimento del bambino, quasi una dichiarazione ambientale. Cosa succede se la situazione del nutritore non è sicura? È questo il danno trasmesso?

Ho concettualizzato questa mostra in uno stato d'animo celebrativo, in attesa del bambino e della maternità. Ma la mia gravidanza è coincisa non solo con le terribili notizie globali in corso, ma anche con il ribaltamento di Roe in questo paese. Mi sono reso conto che volevo rendere conto di questo clima politico e di come influenza le domande sulla maternità tanto desiderata, anticipata, temuta e indesiderata. In passato avevo realizzato lavori che includevano titoli come [R]Ejecter, 2018 e Aborter, 2017, che rappresentano l'utero come un'entità rifiutante, che può abortire o abortire. Con le due opere presenti in questa mostra, Impregnator, 2022, e una nuova opera intitolata Aborter, 2022, cerco di evidenziare le complesse dinamiche della gravidanza indicando le due parti coinvolte, quella che feconda e quella che concepisce, potenzialmente abortiva. Le maniglie appaiono su entrambi i dispositivi come elementi ambigui che rappresentano chi è responsabile di tali operazioni.

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